Storia del borgo di Castelponzone
Un borgo e una famiglia
Di origini oscure, posto su un cardine della centuriazione del territorio cremonese di epoca romana, Castelponzone si lega fin dalle più antiche attestazioni documentarie alla famiglia Ponzone: agli inizi del Trecento, infatti, Ponzino Ponzone acquista dai nobili di Gazzo il villaggio di Castelletto e ottiene nel 1338 da Azzone Visconti, signore di Milano, la licenza di fortificarlo ricostruendo una precedente fortezza detta “castello dei Bianchi” o “de’ Brachi”.
Nel corso dei secoli sarà proprio la rocca, insieme alla struttura fortificata dell’abitato – delimitato da un fossato sul quale si aprivano due sole porte d’accesso, a sud e a est – a caratterizzare l’aspetto urbanistico del borgo.
Con Ponzino, protetto dall’imperatore Ludovico di Baviera e divenuto per un breve periodo signore di Cremona, prende avvio il potere signorile dei Ponzone sul borgo – che diviene noto come Castelletto dei Ponzone – secondo uno schema consueto: la famiglia, che ha rilevanza in città, dove i suoi membri fanno parte dei consigli e detengono cariche pubbliche, nella località del contado ha proprietà fondiarie ed esercita forme di potere sia sul borgo che sui centri vicini. Il suo dominio si amplia via via nel corso del Quattrocento con i privilegi concessi dai duchi di Milano, prima dai Visconti e poi dagli Sforza, che le consentono di esercitare la giustizia civile e penale, di riscuotere tasse e dazi, fino a culminare nell’infeudazione con mero e misto imperio del 1482, concessa da Gian Galeazzo Maria Sforza ai fratelli Federico, Giorgio e Pagano Ponzone. Già nel 1416 il padre di questi, Gian Galeazzo, aveva ricevuto il titolo di governatore di Castelletto per perderlo però poco più tardi, quando, all’interno delle complesse vicende politiche di epoca viscontea, fu accusato di tradimento ed esiliato, mentre il borgo veniva infeudato al condottiero delle armate milanesi Niccolò Piccinino per tornare al Ponzone nel 1427, grazie all’investitura della Repubblica di Venezia. Il feudo concesso a Gian Galeazzo, nell’estensione destinata a restare immutata in seguito, comprendeva San Lorenzo Aroldo e Cornale, San Faustino, Caruberto, Ca’ de’ Soresini, San Martino del Lago, Scandolara Ravara e Casaletto di Sotto (oggi nel comune di Cingia de’ Botti); nel 1482 si aggiunse Ca’ de’ Talamazzi (presso Ca’ de’ Soresini). Secondo alcune fonti è Gian Galeazzo il primo della dinastia ad ottenere il titolo di conte.
Il suo nome si intreccia anche a un avvenimento di particolare risonanza per la Cremona rinascimentale, le nozze di Francesco Sforza con Bianca Maria Visconti: il futuro duca di Milano fu ospite nel Castelletto per dieci giorni, accompagnato da un vasto seguito, prima di avviarsi verso la chiesa di San Sigismondo poco fuori la città, dove il matrimonio venne celebrato il 25 ottobre 1441.
Dopo gli assalti militari avvenuti nel XV secolo – si ricordano in particolare quello del 1405 da parte di Carlo Cavalcabò dei marchesi di Viadana, storici avversari dei Ponzone, e quello ordinato dallo stesso Francesco Sforza nel 1448 – il colpo più duro al Castelletto fu inflitto dall’esercito francese due secoli più tardi, nel 1648, nel corso della Guerra dei Trent’anni, durante la dominazione spagnola. Con gli alleati di Modena e Savoia, i francesi, giunti alle porte di Cremona nell’autunno dell’anno prima, si erano ritirati a sud per l’inverno in attesa di attaccare la città con la bella stagione; dopo aver espugnato il borgo, difeso dagli spagnoli, ed esservisi insediati per qualche tempo, l’abbandonarono all’inizio di gennaio minando e dando fuoco alla rocca e ad altri edifici. Il feudatario in quel momento, Nicolò Ponzone, figura di spicco della nobiltà cittadina insieme al fratello Pietro Martire, era uno dei comandanti delle truppe del contado e fu in prima fila nel 1648 nella difesa di Cremona, il cui assedio ebbe esito opposto a quello del Castelletto. Pochi anni più tardi, nel 1652, ampliò o suoi possedimenti acquistando il feudo di Gombito.
La famiglia Ponzone si estinse di fatto con la morte dell’ultimo discendente maschio, il conte Pietro Martire, nel 1696. Il feudo di Castelletto tornò così al governo spagnolo e fu posto in vendita: ad acquistarlo fu l’anno dopo la nipote Beatrice, sposa di Gian Francesco Ala, con i quali ha inizio la casata Ala Ponzone. L’influenza degli antichi feudatari si mantenne anche dopo la soppressione dei feudi (1796) fino alla morte del marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone nel 1842; nei decenni successivi le proprietà fondiarie della famiglia furono frazionate fra diversi acquirenti.
La seconda sorella di Giuseppe Sigismondo, sposata con il marchese Carcano di Milano, entrò in possesso della rocca ed il figlio, in quanto unico erede legittimo, la vendette nel 1854: l’acquirente, il castellino Carlo Bertarini, la fece demolire per recuperarne materiali da costruzione, facendo anche interrare il fossato che la circondava a est e sud nel 1866.
Ottocento e Novecento
Il comune di Castelponzone fu istituito nel 1864 e abolito nel 1934, quando il paese divenne frazione di Scandolara Ravara. La secolare condizione di punto centrale del feudo ha determinato il permanere di una serie di attività artigianali e di commercio concentrate lungo la via principale, dove prevale la tipologia abitativa della casa con bottega aperta sotto i portici, con cortile interno e affaccio sui retrostanti vicoli, i caratteristici strettini.
L’industriosità degli abitanti ha reso il borgo uno dei centri più frequentati del casalasco nell’Ottocento e ancora nei primi decenni del Novecento: oltre al macello, al prestino, all’osteria e all’impresa dell’acquavite, in precedenza dati in affitto dai feudatari, esistevano botteghe e negozi di generi alimentari e di abbigliamento, ma anche la farmacia, il barbiere, il cartolaio, l’orefice, il sarto. Oltre ai numerosi artigiani che lavoravano il ferro, il cuoio e il legno, a metà Ottocento si registrano in paese due tintorie e alcune filande per la lavorazione della seta, tipica di tutta l’area cremonese: i bachi venivano allevati nelle case e nelle cascine su graticci (cavalèer), nutriti con le foglie del gelso, i cui lunghi filari ai bordi dei campi davano un’impronta inconfondibile al paesaggio circostante.
Considerato fra i più importanti della provincia di Cremona era il mercato settimanale del giovedì, istituito nel Quattrocento, affollato di compratori e di bancarelle, in cui si trattava anche la vendita di bestiame, maiali, cavalli, polli, cereali; di pari rilevanza era la fiera di san Luca, che si svolgeva la terza domenica di ottobre.
Approfondimenti
Un archivio familiare. Gli Ala Ponzone nella storia della città, Archivio di Stato di Cremona 2012
A. Sozzi, Notizie geografiche, storiche e socio-economiche su Castelponzone, in Mondo popolare di Lombardia, 7, Cremona e il suo territorio, a cura di R. Leydi e G. Bertolotti, Milano 1979